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Planet Farms, quando l’innovazione trasformativa è nella missione aziendale: intervista a Luca Travaglini, CEO e co-fondatore

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Luca Travaglini insieme agli altri partecipanti al Mindhub “Transformative Innovation” di ITIR in occasione di una visita presso lo stabilimento di Cavenago di Planet Farms il 19 gennaio 2024.

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Il 19 gennaio 2024, un venerdì, una nutrita delegazione di imprenditori e professionisti afferenti al mindhub “Transformative Innovation” di ITIR si è ritrovato in trasferta a Cavenago, nell’operosa Brianza, presso la sede di Planet Farms, una realtà che con entusiasmo ha aderito a questo gruppo di lavoro, in quanto a sua volta già impegnata in un viaggio di trasformazione innovativa.

Ad accogliere il gruppo di colleghi è stato Luca Travaglini, che insieme all’amico Daniele Benatoff, esperto di finanza, ha fondato nel 2018 quella che oggi è la più importante realtà europea dell’agricoltura verticale.

L’incontro ha permesso ai presenti di scoprire uno dei progetti più trasformativi e importanti per il futuro dell’agricoltura e, ancora di più, conoscere le persone che di questo cambiamento sono le menti e i motori, portando a casa stimoli e riflessioni fondamentali per il futuro delle rispettive aziende.

Poi, dopo pochi giorni, lo shock: la notizia dell’incendio che il 22 gennaio 2024 ha avvolto la quella medesima struttura di Planet Farms in cui solo pochi giorni prima il gruppo aveva fatto una full immersion nel futuro.

Nessun ferito, ma la struttura non è più utilizzabile, ponendo le persone dietro all’azienda di fronte a scelte difficili.

A distanza di alcuni mesi dall’evento, abbiamo voluto coinvolgere Luca Travaglini in un’intervista, che si è svolta il 6 maggio 2024.

Ringraziamo enormemente Luca Travaglini per averci dedicato il suo tempo, condividendoci un racconto che troviamo di grande valore.

Lo riportiamo quasi integralmente, con la consapevolezza che saprà ispirare altri percorsi di innovazione trasformativa.

ITIR
Anzitutto, oggi “Resilienza” è un termine sempre più utilizzato anche in ambito aziendale. Secondo te – in generale – cosa significa essere resilienti e come un’azienda può esserlo in uno scenario così complesso ed incerto come quello attuale?


Luca Travaglini
Essere resilienti fa parte dell’essere imprenditori in Italia, un Paese sfidante per chi vuole fare realmente innovazione, in un percorso a ostacoli dove la prima risposta tipicamente è “No, non si può fare”.
Serve coraggio: bisogna credere realmente in quello che si fa e – l’ho provato sulla mia pelle – va ben oltre la resistenza fisica.
Insieme a Daniele abbiamo dato il via a Planet Farms scegliendo consapevolmente di lasciarci alle spalle tutto quello che avevamo costruito in precedenza, incluse le tante opportunità generate negli anni, per dedicarci ad una visione che è diventata missione.
L’abbiamo fatto a volte scavalcando muri, altre volte aggirandoli e altre ancora abbattendoli, gettando il cuore oltre all’ostacolo trovando soluzioni laddove tante persone riuscivano a vedere solo problemi e ostacoli.
Dico solo questo: i primi fiscalisti con cui ci siamo confrontati ci hanno riso in faccia, ma non per questo ci siamo dati per vinti, anzi.
Quella che era una startup è diventata una scaleup e sempre più ha attratto persone, il vero valore di questa azienda, capaci di comprendere la visione e fare propria la sua missione.
La resilienza parte da qui: da persone che hanno un obiettivo chiaro e la capacità di vedere e costruire soluzioni per avvicinarlo.

ITIR
L’incidente del 22 gennaio nella vostra sede di Cavenago ha messo alla prova la resilienza di Planet Farms. Voi però avete reagito con incredibile forza e determinazione. Cos’è successo esattamente?

Luca Travaglini
In quei giorni Planet Farms era arrivata ai quei risultati che tanti, lungo la via, avevamo considerato “impossibili”.
Abbiamo creato una categoria merceologica e, in un momento di forte inflazione, siamo persino andati incontro al mercato in direzione contraria, riducendo i prezzi del 22% rispetto a luglio 2023.
Ci siamo messi nelle condizioni di poterlo fare, innovazione dopo innovazione, processo dopo processo, e abbiamo voluto rafforzare questo traguardo con una campagna di comunicazione importante.
Poi il 22 gennaio.
Quel giorno Daniele stava rientrando dagli USA, era in volo. L’allarme è scattato alle 6 di mattina, alle 6.45 ero già là, con di fronte a me il capannone in fiamme.
Man mano che arrivavano le altre persone vedevo nei loro occhi lo sgomento e ho sentito forte l’impatto di quello che significa veramente essere imprenditori, coinvolgere altre persone in una missione e sentirne la responsabilità.
Poi è arrivata la solidarietà, per certi versi inaspettata, dei cittadini di Cavenago, di persone comuni che chiedevano se potevano aiutare.
Poi i messaggi dei clienti, che ci hanno subito voluto rassicurare: non preoccupatevi, vi aspettiamo.
Alle 13.30 abbiamo fatto la prima riunione – anche con Daniele, che nel frattempo era arrivato – e alle 14:30 eravamo già in plenaria con tutti i soci di Planet Farms.
Non era morto nessuno e no, non era morta neanche Planet Farms.
In quel momento abbiamo fatto quello che ci viene meglio: trovare soluzioni, gettando il cuore oltre all’ostacolo.
La prima scelta è stata quella di dare sostegno alle decine di persone impegnate in questa sede: nessun licenziamento e niente cassa integrazione.
Avevamo bisogno del contributo di tutti per puntare al nostro ritorno sul mercato, investendo le nostre energie nell’accelerare lo sviluppo dello stabilimento di Cirimido (Como), che era già in corso al momento dell’incendio.

ITIR
⁠Il viaggio di Planet Farms quindi continua e, anzi, raddoppia con la nuova sede di Cirimido: senza chiederti di svelare segreti industriali, cosa ci puoi dire di questa nuova realtà produttiva?

Luca Travaglini
Tra ottimizzazioni e innovazioni il nuovo stabilimento ci permetterà di iniziare un’ulteriore fase della nostra proposta al mercato, che ci vede andare oltre l’insalata per entrare in un ulteriori categorie merceologiche, tra cui caffè, cotone, lino e in prospettiva anche grano.
Planet Farms non è solo insalata in busta: Planet Farms è la testimonianza che una nuova forma di agricoltura non solo è sostenibile su tutti i fronti (ambientale, sociale ed economico), ma anche auspicabile.

ITIR
⁠Guardiamo insieme avanti: l’innovazione è davvero nel DNA della vostra realtà, ma al crescere delle dimensioni e del personale anche il modo di viverla cambia di conseguenza. Andando avanti, che sviluppi vedi nel vostro approccio all’innovazione rispetto al passato?

Luca Travaglini
Planet Farms è una società di tecnologia, che risponde a problemi reali.
Abbiamo bisogno di produzioni agricole sostenibili e su cui poter contare.
Planet Farms, con la sua tecnologia ed i suoi processi, testimonia che è possibile guardare all’agricoltura liberandosi di alcuni limiti del passato e rimedi del presente che presentano controindicazioni.
Produrre in ambienti controllati permette infatti di superare i vincoli climatici e delle stagionalità, permettendo produzioni più in linea con l’effettiva domanda del mercato.
Sempre grazie agli ambienti controllati possiamo liberarci di molta di quella chimica che negli anni è stata introdotta in agricoltura per permettere coltivazioni tradizionali in condizioni ambientali sempre più sfidanti.
Grazie a consumi d’acqua ridotti (fino al 95% rispetto alla coltivazione in pieno campo nel caso delle insalate) ed energia rinnovabile sempre più accessibile le tecnologie Planet Farms permettono di immaginare e realizzare produzioni in luoghi che con l’agricoltura tradizionale erano impensabili, contribuendo a superare le tante problematiche di quella globalizzazione alimentare che, con il senno di poi, sta rivelando tutti i suoi limiti.
Non solo: da qui possiamo solo migliorare, grazie al crescente lavoro che stiamo facendo di raccolta ed elaborazione dati, un’attività sempre più strutturata che estendiamo a tutto il ciclo di vita del prodotto.
In un mercato in cui il costo di molte produzioni – tra cui ad esempio caffè e cacao – cresce a dismisura, la nostra proposta offre, come dicevo, risposte a problemi reali.
Espandere i nostri orizzonti è certamente una grande sfida, e per affrontarla al meglio sempre più stiamo individuando dei compagni di viaggio che, come noi, sentono la responsabilità di introdurre dei cambiamenti necessari in un settore – quello dell’agricoltura – che è centrale per il nostro futuro.
Tornando all’Agenda 2030, è bene ricordare che “non abbiamo un piano B perché non esiste un pianeta B”.
In Planet Farms ne siamo profondamente consapevoli e stiamo lavorando per cambiare traiettoria.


Ringraziamo Luca Travaglini per il tempo che ci ha dedicato e invitiamo chi ci legge a seguire gli sviluppi di Planet Farms sul sito ufficiale dell’azienda.